Erik Satie – La Monografia Completa

Introduzione

In questo articolo parleremo nel modo più pratico e sintetico possibile della figura di Erik Satie (17 maggio 1866 – 1º luglio 1925), uno degli autori che maggiormente hanno messo in discussione le convinzioni attorno all’arte musicale. Prima d’iniziare, una breve premessa storica: negli articoli precedenti, avevamo sottolineato come in Francia esistesse un forte sentimento antitedesco. Questo sentimento era probabilmente dovuto da una parte alla Pace di Francoforte del 10 Maggio 1871, che pose termine alla guerra franco-prussiana dalla quale la Francia era uscita sconfitta; dall’altra parte l’odio probabilmente si radicava nella crescente egemonia della musica tedesca a livello internazionale. Questa condizione rivestirà un ruolo fondamentale nella vita del compositore e pianista francese.

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Erik Satie (Il bohémien): Ramon Casas, 1891.

La Francia Di Erik Satie

A partire dalla seconda metà del XIX Secolo diventò sempre più difficile vedere eseguita in un teatro Francese una composizione di autori contemporanei, perché si cominciava a cristallizzare una concezione del repertorio in crescente allergia nei confronti dei compositori non ancora noti e affermati. A parte questo fatto evidente, abbiamo visto nell’articolo su Claude Debussy una tendenza antiespressiva presente anche in Ravel. Parlando di Ravel, sottolineeremo in un prossimo articolo come ciò che è importante in lui sia creare una perfezione tecnica, e non di autoespressione. Né tantomeno l’idea di autoespressione era importante per Debussy, che la considerava un’idea collegata agli effetti sentimentali della musica stessa. Niente di strano che questa posizione antitedesca musicale fosse ben radicata in Francia: le composizioni tedesche peccavano di un “eccessivo sentimentalismo”.

Il Sentimento “Antitedesco”

A livello internazionale, il prestigio della musica tedesca aumenta a partire dall’inizio dell’ottocento con il riconoscimento di Haydn, Mozart e Beethoven come sommi compositori e prosegue durante tutto il corso dell’Ottocento con gli autori di musica strumentale come Schumann, Mendelssohn, Brahms. Sul piano del teatro musicale, un nome tra tutti è quello di Richard Wagner. Questa avversione nei confronti di ciò che ha a che fare con gli influssi della cultura musicale tedesca e con l’idea della Musica intesa come auto-espressione, espressione dell’artista-mediatore ispirato tra un modo superiore e uno inferiore, è comune a compositori francesi tra cui senz’altro Erik Satie, Ravel e Debussy. Di seguito puoi ascoltare un pezzo di Debussy, contemporaneo del compositore francese, dove Wagner viene sbeffeggiato con l’inserimento, tra un tema e l’altro, di musiche popolari:

Se la musica di Wagner deve ricomporre l’unità infranta di tutte le arti, il “ragtime” di Debussy suona come una sorta di derisione rispetto alle pretese al sentimentalismo che nella visione di molti compositori francesi caratterizza la musica tedesca. Per i compositori francesi più avanzati Wagner rappresenta qualcosa da cui bisogna prendere le distanze, le distanze da questa concezione enfatica dell’arte musicale che caratterizzerebbe la musica tedesca viene presa spesso da una parte con citazioni più o meno evidenti di musiche Popular oppure con reminiscenze del glorioso passato musicale francese dei clavicembalisti del Settecento: lo si è visto nel caso di Debussy e lo vedremo in un prossimo articolo su Ravel. Quello che si trova portato fino alle estreme conseguenze in Erik Satie è la semplificazione del discorso musicale e la contrapposizione a qualsiasi idea di arte come autoespressione. A questo si aggiunge la commistione di musica colta con musica funzionale.

La Formazione

Satie ebbe una formazione molto diversa rispetto a quella di Debussy e di Ravel, che hanno entrambi diplomati in Conservatorio. Erik Satie, al contrario, al Conservatorio di Parigi non si diplomò mai: ne fu espulso prima di conseguire il titolo e sbarcò il lunario suonando il pianoforte in dei caffè-concerto parigini. Ovviamente le musiche che vi poteva suonare non erano concepite come musiche d’arte: scrisse infatti una quantità considerevole di canzoni destinate a essere eseguite in quel contesto. Diventa molto amico sia di Debussy che di Ravel che riconobbero sempre di aver subito degli influssi dalla musica di Erik Satie, anche se nessuno dei due è arrivò ai livelli di quest’ultimo nel mettere in discussione l’idea stessa di artisticità. A 39 anni Erik Satie decide di tornare a studiare presso la Schola Cantorum, come allievo di V. Indy e A. Roussel. Si trattava di un’istituzione didattica dal curriculum di studi vertente in gran parte sulla musica antica. Qui conseguì il diploma finale.

Le Gymnopédies

Nelle trattazioni che riguardano la musica di Erik Satie ci sono delle considerazioni riguardanti il cambiamento del suo stile musicale, prima e dopo aver portato a compimento, non più giovanissimo, gli studi musicali. Non si può dire che dopo il conseguimento del diploma alla Schola Cantorum la musica di Erik Satie sia diventata più complessa: forse addirittura diventò più semplice; sempre più spesso si serve di un contrappunto a due voci. Certo è che sino al suo esordio come compositore Erik Satie si è fatto subito notare: la sua prima raccolta pianistica di s’intitola Gymnopédies, dal nome delle gare di ginnastica che avevano luogo nell’antica Grecia. Ciò che caratterizza questo ciclo di composizioni pianistiche è l’assoluta immobilità. Questa tendenze è portata alle estreme conseguenze anche in Debussy, che non punta mai verso una direzione precisa e inequivocabile. Un esempio di questo è nel comportamento delle sensibili, che sono spesso disinnescate. Quello che succede nella musica di Erik Satie è ancora altro: la sua musica sembra quasi fermarsi. Egli non ebbe mai particolari capacità di costruzione musicale, ma nonostante questa modestia per ciò che riguarda le sue capacità tecnico-compositive si tratta di un compositore che ebbe una certa importanza nello sviluppo della musica francese nella prima metà del Novecento. Di seguito l’ascolto.

La grande semplicità di scrittura legata in parte all’incapacità di grandi costruzioni di Erik Satie è contestualmente una scelta consapevole. Si tratta di brani estremamente semplici sia da leggere che da suonare. Puoi ordinarne lo spartito di seguito: se lo farai, una piccola parte del tuo acquisto andrà a sostegno di questo sito.

Il Confronto con Debussy

Il primo articolo pubblicato da Debussy s’intitolava “L’Antidilettante”, mentre Erik Satie sosteneva che qualsiasi grande artista dovesse essere un dilettante. Nonostante l’idea sul professionismo o dilettantismo nei due autori fosse molto diversa, tra i compositori francesi ci fu un proficuo scambio intellettuale. Ne sono prove concrete le trascrizioni orchestrali di due delle Gymnopédies composte da Debussy, che puoi ascoltare di seguito:

Debussy criticò in più di un’occasione Erik Satie per via dei suoi titoli simbolisti che riportano a una realtà diversa da quella quotidiana. Si tratta di additare nel compositore francese una sorta di modello da imitare per la sua semplicità, un modello di riferimento per la quotidianità che caratterizza la sua musica, qualcosa di abbastanza particolare e inedito in un momento in cui Erik Satie era ancora pressoché uno sconosciuto.

Erik Satie Dadaista

Satie non fa parte del simbolismo, non ha mai ufficialmente aderito a nessun movimento, ma se lo si volesse avvicinare a un movimento culturale sarebbe il dadaismo che nasce in un momento successivo rispetto al momento in cui Erik Satie inizia a scrivere le proprie composizioni.

Les fils des étoiles

Nel 1890 Erik Satie scrive una prima raccolta nella quale troviamo una serie d’indicazioni bizzarre che saranno una costante di tutta la sua produzione. Qualche anno dopo inizia a scrivere musiche che sono prive di battute. Ne è un esempio Les fils des étoiles:

In questo brano si denota un grande interesse per l’organum delle origini della polifonia, come aveva un grande interesse per l’architettura gotica e l’occultismo. Erik Satie s’avvicinò a una setta mistico-religiosa che è quella dei Rosacroce, per i quali scrisse proprio il brano qui sopra. Di seguito una delle poche edizioni francesi di cui disponiamo per l’acquisto di una partitura di questo brano:

Tre Pezzi In Forma Di Pera

Un’altra particolarità che si può individuare in Erik Satie è la messa in discussione delle strutture formali. La raccolta Tre Pezzi In Forma Di Pera sembra sia stata scritta da dal compositore francese in risposta a una critica secondo la quale i suoi pezzi sarebbero mancati di forma. Egli scrisse questi pezzi con indicazioni formali esplicite come “maniera di cominciare”, “prolungamento della stessa”, “ancora una volta”. Si tratta di un prendere in giro l’idea stessa di costruzione formale della musica. Un’altra famosa provocazione di Erik Satie è quella che si lega a una composizione che mentre lui era in vita non è mai stata eseguita, che è Vexations. Si tratta di pezzi con alternanza di due idee, con una semplice linea melodica e una sorta di corale. Per ciò che concerne gli accordi non c’è alcun tipo di rapporto tra gli stessi. L’Armonia Funzionale è assolutamente inesistente, il brano è da eseguirsi, su indicazione dello stesso Erik Satie, ottocentoquaranta volte. John Cage fu tra i primi a organizzare un’esecuzione di questo pezzo, e si dice che in quell’occasione al termine dell’esecuzione gli spettatori usciti dalla sala videro radicalmente mutato il proprio modo di percepire e ascoltare la musica.

Embryons Desséchés

Un esempio del sentimento antitedesco che animava la composizione musicale di Erik Satie è nella raccolta Embryons desséchés, di cui fa parte fa parte De Podophthalma, brano in cui si cerca di descrivere l’omonimo genere di crostacei. Il termine Podophthalma era in uso all’inizio del Novecento ed ora è stato abbandonato. Erik Satie descrive che il crostaceo si avvii baldanzoso alla caccia, ma questa caccia non dà subito frutti: arriva un consigliere, e la caccia continua. Di seguito l’ascolto:

Il lavoro è considerato una parodia di certe composizioni di Richard Wagner. La scrittura cromatica che caratterizza il motivo associato al consigliere è un’allusione al cromatismo largamente impiegato dal compositore tedesco, in particolare nel Tristano E Isotta. A un certo punto della trama del brano, il crostaceo si ferma, cambia la scena con l’indicazione “per incantare la preda”. Evidentemente questa strategia non funziona, “rallentare, riprendere a poco a poco” ritorna il consigliere col motivo, il motivo di caccia, il consigliere e poi cadenza obbligata dell’autore. Erik Satie sembra fare il verso alle cadenze che concludono l’ottava sinfonia di Beethoven. Nell’ultimo movimento di questa sinfonia ci sono lunghe digressioni ad altre tonalità per neutralizzare le quali Beethoven ribadisce tante volte le cadenze conclusive. Sicuramente è curiosa la presenza di motivi dalla musica popular, e il fatto che siano presenti delle indicazioni scritte che non sono note a chi ascolta la musica. Se un pianista esegue questo brano vede queste indicazioni, sulla caccia, sul consigliere… Ma lo stesso non può dirsi del pubblico. L’autore, in altre parole, gioca tra una musica destinata a essere eseguita soltanto per sé stessi e un format di musica da concerto, perché pubblicato per essere eseguito in questo contesto.

Il Balletto Parade

Satie è rimasto un personaggio poco conosciuto e marginale fino al Novecento. Stimato e conosciuto da Ravel e Debussy, nel mondo musicale il suo nome non era riconosciuto. Nel 1917 andò in scena un balletto su commissione dell’impresario teatrale russo Sergej Pavlovič Djagilev, che quando commissionò questo lavoro a Satie aveva già commissionato i più famosi balletti a Stravinskij. Questo balletto con scene e costumi di Picasso, che s’intitola Parade, è un vero e proprio scandalo per gli spettatori del tempo, anche perché la vicenda non ha né capo né coda: ci sono degli artisti di strada con un tendone montato in una piazza che cercano di convincere i passanti a entrare ad assistere al proprio spettacolo. Tuttavia i passanti li hanno già visti fare davanti al tendone alcuni dei loro numeri e non hanno nessun motivo di entrare e tutto finisce lì. Non esiste una vera e propria vicenda: l’autore dello scenario, della vicenda non-vicenda di questo balletto, fu Jean Cocteau, un letterato francese che era abituato a creare scandalo.

In Satie la struttura è semplice, come abbiamo visto: anche in questo caso le sezioni della composizione non impiegano quasi mai armonia funzionale. Cocteau addirittura scrisse per lodare Satie una specie di pamphlet che innescò una grande quantità di discussioni nel mondo culturale parigino: questo pamphlet s’intitolava Il Gallo e L’Arlecchino. In questo testo vengono ripresentati molti luoghi comuni di quell’antipatia nei confronti del sentimentalismo e di tutto ci che di è origine tedesca, troppo complicato e che caratterizzava parte della cultura musicale della Parigi di fine Ottocento-inizi Novecento. In questo testo viene ribadito a più riprese il mito della semplicità dei clavicembalisti del Settecento.

[…] La semplicità dei nostri musicisti moderni non è più quella dei clavicembalisti.

Jean Cocteau, Il Gallo e L’Arlecchino (1918)

Questo pamphlet di Cocteau portò intorno a Satie un gruppo di giovani compositori che fu etichettato come il gruppo dei sei, ossia Darius Milhaud, Arthur Honegger, Francis Poulenc, Germaine Tailleferre, Georges Auric e Louis Durey. Tra tutti questi, sicuramente il più vicino a Erik Satie fu Mileau, che tra l’altro collaborò con Satie in un’impresa piuttosto paradossale, quella della cosiddetta Musique d’ameublement.

La Musica D’Arredamento

La Musique d’ameublement fu composta per l’intervallo di una pièce teatrale. In questa occasione, Satie scrisse dei brani che dovevano essere eseguiti ma che il pubblico non doveva ascoltare. Il pubblico non si distolse dall’ascolto, in realtà, abituato com’era al fatto che quando i musicisti suonavano si doveva ascoltare immobili. Con queste composizioni, Erik Satie iniziò a pensare a una musica di sottofondo, che dovesse essere ascoltata non più immobili.

La Sonatine Burocratique

La Sonatine Burocratique è una sorta di parodia della Sonatina di Clementi in cui si devono imbattere tutti i pianisti principianti. Non si tratta soltanto di una parodia, si tratta di un racconto: le didascalie con le quali la musica dovrebbe suggerire, rappresentare la giornata d’un impiegato. Si tratta evidentemente di una doppia ironia. L’ironia sulla sonatina di Clementi e quella sul fatto che la musica possa rappresentare qualcosa, nell’ottica d’una parodia della musica a programma.

Conclusioni

Per questo articolo su Erik Satie è tutto, non dimenticare d’iscriverti al nostro form mail per non perdere futuri approfondimenti sulla figura del compositore francese. Avremo modo di approfondire l’analisi dei suoi brani, solo citati e abbozzati in questo articolo, nella sezione Analisi Musicale. Noi ci vediamo nell’articolo di domani!

Matteo Malafronte