Claude Debussy Era Impressionista?

Introduzione

In questo articolo parleremo nella maniera più pratica e sintetica possibile della figura di Claude Debussy (Saint-Germain-en-Laye, 22 agosto 1862 – Parigi, 25 marzo 1918), compositore francese di grande importanza nel panorama della Storia della Musica mondiale. Di difficile inquadramento dal punto di vista estetico e compositivo, i suoi lavori presentano un’originalità all’approccio formale spesso fraintesa. Oggi ci occuperemo, in una panoramica a volo d’uccello, di penetrare maggiormente nel pensiero del compositore raffrontandolo la sua concezione artistica a quella dei suoi contemporanei.

Debussy VS Berlioz

Per capire la profonda differenza che esiste tra l’atteggiamento di Claude Debussy e quello di Berlioz nei confronti della musica asiatica, basti ricordare che quest’ultimo, dopo aver ascoltato musica orientale all’esposizione universale di Londra del 1851, la descrive come il prodotto culturale di civiltà e di culture inferiori, barbare. Egli scrisse nel 1854 dopo varie considerazioni sul soggetto:

[…] Concludo per finire che i cinesi e gli indiani avrebbero una musica simile alla nostra se essi ne avessero una; ma che sono ancora, a questo proposito, immersi nelle tenebre più profonde della barbarie e in un’ignoranza infantile in cui appaiono appena alcuni vaghi e impotenti istinti.

Hector Berlioz

In Debussy si osserva una tendenza diametralmente opposta. Leggiamo in un suo scritto del 1913, in cui dopo molti anni ricorda l’esperienza dell’esposizione universale di Parigi avvenuta nel 1889:

[…] La Musica Giavanese osserva un contrappunto rispetto al quale quello di Palestrina è un gioco da ragazzi. E se si ascolta, spogli di ogni preconcetto europeo, il fascino della loro “percussione”, si è costretti a constatare che il nostro non è che un suono barbaro da circo equestre.

Claude Debussy

Debussy Era Impressionista?

In anni non molto distanti dai nostri, Massimo Mila riferendosi a Debussy lo metteva in relazione all’Impressionismo, corrente pittorica francese della seconda metà dell’Ottocento. Le composizioni di Debussy hanno precise strutture formali, per quanto comunemente si pensi che non sia così. Le costruzioni non sono determinate dal rispetto della tradizione, e neanche influenzate da doveri da osservare. La forma viene come una sorta di crescita naturale, di autoproduzione o autogenerazione: Debussy aveva sempre in mente gli sviluppi naturali. Se noi prendiamo un esempio banale, come quello del cavolfiore, troviamo al suo interno una forma generativa ben precisa dal germe geometrico-matematico: questo motivo dovrebbe allontanarci dalla concezione di Debussy come impressionista: egli non ebbe in realtà mai alcun interesse per la pittura impressionistica, gli interessi di questo compositore non andavano nella direzione di questa corrente pittorica. L’etichetta di simbolista è un po’ più difficile scollare da Debussy, I commissari del Prix de Rome quando analizzarono i suoi lavori dissero che fossero impressionisti, ma con questo termine volevano indicare un’assenza di forma. Un evento molto importante per Debussy fu l’entrata in contatto col poeta simbolista Mallarmé, che riuniva nella sua casa parigina ogni martedì le personalità più interessanti del panorama culturale e artistico. Debussy evitava di frequentare i musicisti: pensava che la sua interazione con altri artisti che non fossero suoi colleghi giovasse maggiormente alla sua attività. Il simbolismo, nella misura in cui Mallarmé è stato uno dei più significativi rappresentati di questa corrente in ambito poetico, tra la fine dell’Ottocento è senz’altro presente alla coscienza di Debussy al contrario dell’impressionismo.

Il Simbolismo: Una Sintesi

Dire in sintesi cosa sia il simbolismo è complesso: questo termine nasce in riferimento a una poesia di Baudelaire, che è considerato uno degli iniziatori di questa corrente. Egli considerava il mondo una foresta di simboli, che comunica e parla di una verità più profonda di quella che la stessa Scienza possa rivelare. Il Simbolismo è una delle tante declinazioni di un modernismo che non vede nella Scienza o nella Tecnica una soluzione migliore alla vita dell’individuo. Indicare un oggetto per nome toglie tante di quelle possibilità che quell’oggetto offrirebbe se venisse indicato in modo non chiaro e distinto ma facendo balenare la verità che è al di là dell’oggetto stesso. Secondo Moréas, considerato il fondatore del Simbolismo:

[…] Baudelaire dev’essere considerato l’autentico precursore dell’attuale movimento, Stéphane Mallarmé come l’interprete del senso del mistero e dell’ineffabile; Paul Verlaine ha infranto in suo onore le pastoie del verso […]

Jean Moréas

I Parnassiani, prendono la cosa e la mostrano interamente e in tal modo mancano di mistero; tolgono agli spiriti la gioia deliziosa di credere che creano. […] Nominare un oggetto significa sopprimere i tre quarti della gioia che procura una poesia, la gioia d’indovinare a poco a poco […] Le cose esistono noi non dobbiamo crearle, ma dobbiamo afferrare i loro rapporti; e sono i fili di questi rapporti che formano i versi e le orchestre.

Jean Moréas

L’Allontanamento Dal Simbolismo

Nell’ultima fase di Debussy c’è un allontanamento dal Simbolismo: da titoli con riferimenti extramusicali si passa a titoli che hanno un riferimento concreto, come ad esempio “Sonata per Violino”. Riguardo le esperienze personali legate alla genesi di Nuages, Debussy riferì all’amico Paul Poujaud:

Era una notte sul ponte. Tardissimo nella notte. “Mi ero appoggiato alla balaustra del ponte. La Senna, senza una increspatura, come uno specchio pannato. Passavano delle nuvole, lentamente sopra un cielo senza luna […]

Claude Debussy

Nel brano Nuages, in continua allusione alle nuvole che cambiano continuamente forma a causa del vento. Puoi ascoltarlo di seguito:

Conclusioni

Per questo articolo su Claude Debussy è tutto, non dimenticare d’iscriverti al form mail per non perdere le novità sulle partiture del compositore francese, che analizzeremo nel dettaglio nella sezione Analisi Musicale. Noi ci vediamo nell’articolo di domani!

Matteo Malafronte