Chi Ha Inventato Le Note Musicali?

Introduzione

In questo articolo risponderemo nel modo più pratico e sintetico possibile alla domanda Chi ha inventato le note musicali? attraverso una sintesi storica dei principali avvenimenti e personaggi protagonisti della vicenda. In particolare, ci concentreremo sulla nascita dei nomi delle note.

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Chi Ha Inventato Le Note Musicali?

L’inventore del nome delle note musicali fu il monaco cristiano Guido D’Arezzo (992?-1050), detto anche Guido Monaco o Guido Pomposiano. Grande teorico della musica, quasi tutte le sue opere ebbero scopo pedagogico. Ma la sua invenzione non arrivò dal nulla: ripercorriamone in estrema sintesi la storia.

Il IX Secolo

Nel IX secolo la musica si scriveva perlopiù utilizzando i cosiddetti neumi, ovvero segni che secondo il musicologo Gregorio Maria Suñol erano stati derivati direttamente dagli accenti grammaticali classici, in particolare latini e greci. Questi segni non indicavano con precisione l’altezza delle note, ma davano soltanto indicazioni relative. Tuttavia verso la fine del secolo, soprattutto a causa delle difficoltà di trasmissione del repertorio gregoriano, s’iniziò a cercare d’elaborare un tipo di notazione che permettesse di definire con precisione le frequenze acustiche.

Il X Secolo

Nel X secolo iniziò a essere adottato un lontanissimo antenato del pentagramma, un sistema di righi colorati indicanti rispettivamente il fa (rosso) e il do (giallo). Dato che di fianco a questo tipo di righi venivano indicati, al di sopra o al di sotto, soltanto note vicine al semitono, probabilmente questa prima sistematizzazione favorì lo sviluppo della concezione diatonica della musica, dove per scala diatonica intendiamo quella in cui l’ottava è suddivisa in cinque toni e due semitoni (per un totale di dodici semitoni). Questa struttura, alla base del sistema che utilizziamo ancora oggi, non era affatto comune nel X secolo, in cui si utilizzavano probabilmente ancora intervalli più piccoli del semitono. Il nuovo sistema di scrittura obbligava ad adeguarsi alle nuove convenzioni, e preparò il terreno alle scoperte del secolo successivo.

Il XI Secolo

Cerchiamo finalmente di rispondere in modo più completo alla domanda Chi ha inventato le note musicali? Sebbene anche nel XI secolo registriamo l’utilizzo di righi colorati, con Guido D’Arezzo venne finalmente fissato un sistema di quattro righi musicali, detto tetragramma, che era corredato dalle due chiavi di do e di fa. Praticamente un chiaro antenato del nostro doppio pentagramma, di cui abbiamo parlato in un articolo che puoi trovare qui.

Il XII Secolo

Ma la notazione guidoniana non divenne immediatamente convenzione comune. Se Guido D’Arezzo aveva avviato una vera e propria rivoluzione, alla fine del XII secolo iniziarono ad affermarsi notazioni in forma quadrata che misero un punto a molte eredità della notazione per neumi, in positivo e in negativo: pensiamo a esempio a quanta ricchezza espressiva nella notazione neumatica non trova riscontro in quella successiva. Nel frattempo l’antica scrittura per neumi veniva ancora impiegata, per quanto in forma molto semplificata: pensiamo per esempio alla notazione aquitana, tipica della Francia meridionale. Ecco perché la risposta alla domanda Chi ha inventato le note musicali? non è affatto scontata, e per darla è necessario comprendere un lungo processo di maturazione secolare avvenuto sotto l’impulso di Guido D’Arezzo.

Chi Era Guido D’Arezzo?

Della vita di questo grande studioso e monaco cristiano sappiamo ben poco: basti pensare che non è stata ancora fissata con chiarezza la sua data di nascita e di morte, e che molti studiosi sono incerti sul fatto che sia nato o meno a Talla, in provincia di Arezzo. Di lui sappiamo che operò la grandiosa innovazione didattica di cui abbiamo tracciato, in estrema sintesi, i tratti salienti. Egli si trasferì sicuramente in un secondo momento ad Arezzo, dopo aver portato avanti una ricerca pedagogica che lo aveva visto impegnato a Pomposa. Ad Arezzo il vescovo Teodaldo di Canossa lo prese sotto la sua protezione, e gli permise di proseguire il suo lavoro. Sappiamo poi che nel 1032 la sua opera ricevette l’approvazione di Papa Giovanni XIX. Divenuto eremita, morì secondo alcuni manuali di Storia Della Musica, tra cui il Vaccarone-Poli-Iovino, nel 1050. Secondo altre fonti, la data di morte sarebbe da definire, senza alcuna data certa, approssimativamente oltre il 1033.

L’Invenzione Dei Nomi Delle Note

I nomi delle note sono una delle parti più importanti della didattica musicale poiché compongono l’odierna Scala Fondamentale, locuzione introdotta nel manuale Metodo Di Lettura Pianistica e di cui abbiamo parlato approfonditamente anche in un articolo che trovi qui. Cinque di questi nomi ci sono arrivati direttamente dalla notazione guidoniana: re, mi, fa, sol e la. Come puoi vedere nel video che ti ho lasciato di seguito, questi nomi erano tratti da un inno a San Giovanni Battista, presumibilmente creato per lo scopo, in cui gli emistichi, ovvero le metà del verso separate da cesura, iniziano proprio con i nomi indicati da Guido D’Arezzo. Il nostro do corrispondeva all’ut che vedi nell’inno di seguito.



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Bartolomé Ramos de Pareja

Il si non faceva parte dell’idea guidoniana, e fu introdotto dal matematico, compositore e teorico musicale Bartolomé Ramos de Pareja (1440-1522) che utilizzò le iniziali delle parole Sancte Johannes con cui si conclude l’inno.

Giovanni Battista Doni

Il teorico della musica Giovanni Battista Doni (1594-1647) impiegò la prima sillaba del proprio cognome per rendere il nome di nota ut più cantabile, con l’introduzione della vocale a fine sillaba (caratteristica che lo accomuna agli altri nomi di nota).

Conclusioni

Per questo articolo su chi ha inventato le note musicali è tutto. Non dimenticare di iscriverti al form mail per non perdere le novità relative all’argomento: andremo ad analizzare in dettaglio le partiture citate parlando di varie forme compositive nella sezione relativa alla Analisi Musicale. Noi ci vediamo nel prossimo articolo!

Matteo Malafronte