Come Studiare Intervalli Musicali

Introduzione

Gli intervalli musicali sono il primo strumento che abbiamo per imparare a leggere la musica più scorrevolmente, dato che raggruppano due note in un singolo concetto musicale.




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In un articolo precedente abbiamo visto quanto sia dannoso per la nostra capacità di lettura pianistica leggere soltanto una nota per volta. Leggere per note prese singolarmente, di per sé, non è sbagliato: diventa tale quando rimane per troppo tempo l’unico procedimento che utilizziamo per leggere uno spartito al pianoforte. Rischiamo in questo modo di procedere come il cavallo col paraocchi, e di non accorgerci del significato più ampio della scrittura.

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La Definizione di Walter Piston

Come abbiamo detto, iniziamo a uscire dall’orizzonte dei nomi delle note presi singolarmente con l’introduzione degli intervalli, che sono per così dire le sillabe della musica. Questi rappresentano le precise distanze che intercorrono numericamente tra i nomi di nota che si trovano sul pentagramma. Sul manuale Armonia di Walter Piston si trova la seguente definizione per la classificazione di qualsiasi intervallo: 

Il nome di un intervallo è diviso in due parti […]. La prima parte del nome (potremmo dire il “nome generico”) di un intervallo si trova contando le linee e gli spazi che separano le due [i due nomi di] note sul rigo.

Soffermiamoci proprio su questa prima parte del nome di un intervallo, dato che è la più importante per un primo approccio alla lettura. Sul Piston, che puoi acquistare cliccando sul banner che vedi qui sopra, abbiamo letto che per sapere se l’intervallo che sto leggendo sia di “terza” oppure di “quinta” è sufficiente contare le righe e gli spazi che separano la componente più bassa di tale intervallo da quella che sta più in alto.

Ciò significa che per il momento anche la conoscenza, la presenza o l’assenza degli accidenti è un fatto secondario, che perciò sarà trattato in seguito, quando parleremo della seconda parte del nome di un intervallo. Pertanto, lo scopo primario della lettura sarà quello di rendere il calcolo di questa distanza tra i punti del pentagramma il più rapido possibile, per poi stabilire un’associazione tra determinate combinazioni di distanze.

Le Tecniche di Metodo Di Lettura Pianistica

Voglio suggerirti qualche tecnica tratta dal Metodo di Lettura Pianistica che reputo valida per sveltire questo processo. Puoi acquistare il manuale cartaceo cliccando sul banner di seguito.


Negli esempi che seguono troverai, accanto alle figure ritmiche, dei segni di alterazione. Te li ho scritti così complicati per dimostrarti che qualsiasi spartito incontrerai, anche se nuovo o incomprensibile, non cambierà la validità di queste tecniche.

Prima Tecnica: se il componente inferiore dell’intervallo si trova su uno spazio, e quello superiore su una riga o viceversa, l’intervallo sarà espresso da un ordinale pari, in altre parole: seconda (detta anche grado congiunto), quarta, sesta, ottava.

intervalli musicali

Seconda Tecnica: se sia il componente inferiore dell’intervallo che quello superiore si trovano su righe o su spazi, il nome generico del medesimo sarà espresso da un ordinale dispari: oltre all’unisono, terza, quinta, settima e nona.

intervalli musicali

Per applicare queste due regole alla lettura, procedi in questo modo: 

  1. In primo luogo, leggi la posizione (riga o spazio) della componente inferiore;
  2. In secondo luogo, confrontala con quella della componente superiore (riga o spazio).

Intervalli Semplici VS Intervalli Composti

In questa prima fase di studio, non è necessario considerare intervalli più ampi di quelli mostrati. Quando progredirai nella lettura e ti sentirai pronto ad affrontare intervalli più ampi, sappi che per ottenere il nome generico di un intervallo che superi l’ottava è sufficiente, a partire dai due nomi di nota che lo compongono, applicare le due regole indicate qui sopra basandosi sui casi indicati dal seguente modello tratto anch’esso da Armonia di Walter Piston:

Se l’ampiezza di un intervallo non supera l’ottava, esso viene definito “intervallo semplice”, se tale ampiezza è maggiore di un’ottava si tratta di un “intervallo composto”. In genere quando si parla di un intervallo composto ci si riferisce ad esso come se fosse semplice. Per ottenere questa riduzione si deve sottrarre l’ottava dall’intervallo composto, sottraendo dal numero dell’intervallo la cifra 7 (così per esempio, una dodicesima diventa una quinta). Alcuni intervalli composti come a esempio la nona, sono comunque caratteristici della struttura di certi accordi e di solito vengono definiti con il numero più grande.

In questo ultimo modello Walter Piston ci parla di accordo: se vuoi conoscere la sua definizione e le tecniche di apprendimento veloce per studiare gli accordi, non perderti l’articolo che gli abbiamo dedicato. Qui di seguito trovi il Piston, uno di quei manuali che ogni musicista dovrebbe avere nella propria libreria, noi ci vediamo nel prossimo articolo!

Matteo Malafronte