Come Studiare Le Scale Al Pianoforte

Introduzione

In questo articolo cercherò di spiegarti, nel modo più pratico possibile, il mio personalissimo metodo di studio per le scale al pianoforte. Farò finta che tu non sappia nulla di questo argomento, e ti guiderò passo per passo nello studio: puoi usare l’indice qui in alto per navigare agevolmente tra i contenuti, per saltare quelli che pensi di conoscere già o per raggiungere quelli in cui non ti senti preparatissimo. Se mi seguirai in questo articolo, scoprirai che questa montagna apparentemente insormontabile delle scale al pianoforte è in realtà affrontabile a partire da una precisa organizzazione, insita nella Musica.

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Definizione Pratica

Molti manuali, blog, siti, video tutorial iniziano a parlarti delle scale al pianoforte dandoti una definizione teorica. Quindi, per evitare di ripeterci in definizioni che puoi trovare praticamente ovunque online, ci conviene saltare direttamente alle definizioni pratiche di Metodo di Lettura Pianistica:

Una scala è una successione di intervalli melodici per grado congiunto, disciplinati a livello pratico da un particolare tipo di diteggiatura, ossia precise indicazioni su quale dito debba abbassare un determinato tasto.

Metodo di Lettura Pianistica, p. 249

La Diteggiatura

Osserva l’esempio qui sotto. Quando leggi le scale al pianoforte, i numeri che ti indicano quale dito debba abbassare un determinato tasto (diteggiatura), sono riportati al di sopra o al di sotto delle note in partitura.

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I numeri relativi alla diteggiatura fanno riferimento alla progressione ordinata delle dita, a partire dal pollice.

1Pollice
2Indice
3Medio
4Anulare
5Mignolo

La numerazione vale allo stesso modo per entrambe le mani. Per esempio, il quarto dito della mano, indicato con 4, sarà l’anulare sia nel caso della diteggiatura per mano sinistra che di quella della mano destra.

Quali Spartiti Per Suonare Le Scale Al Pianoforte?

Un ottimo testo per lo studio delle scale è il manuale Il pianista virtuoso del compositore francese Charles-Louis Hanon, che riporta le scale al pianoforte in tutte le tonalità e su quattro ottave, come richieste dai primi esami di conservatorio. Se non possiedi questo testo, ti consiglio vivamente di procuratelo il prima possibile: qui sotto troverai un banner per riceverlo in giornata. Quasi tutti i più grandi pianisti del mondo hanno iniziato da questo spartito. Se lo acquisterai dal link qui sotto, una piccola parte del tuo acquisto andrà a sostegno di questo blog. Ti consiglio, tra l’altro, questa precisa versione poiché le aggiunte di A. Schotte ti daranno un grande aiuto nelle fasi successive dello studio.


Perché Devo Studiare Le Scale Al Pianoforte?

La risposta ti sorprenderà: una volta padroneggiate le scale al pianoforte, potrai usarle per leggere e suonare qualsiasi successione di intervalli melodici per grado congiunto: dopo una considerazione del genere, spero che darai alle scale la massima importanza.


Scale E Velocità Di Lettura

Le scale rappresentano uno strumento essenziale per la lettura della maggior parte del repertorio pianistico. Averne padronanza è fondamentale anche per lo studio della diteggiatura, dal momento che possono essere il modello di molte diteggiature di successioni melodiche: abbiamo infatti visto che i gradi congiunti possono essere diteggiati seguendo le diteggiature delle scale. In altre parole, se devi scegliere quali dita debbano abbassare i tasti in una qualsiasi melodia per grado congiunto, puoi considerare come regola generale quella di partire sempre dal riferimento della diteggiatura impiegata per le scale: da lì potrai costruire le dovute eccezioni, a seconda del contesto.

Fase 1: La PFM

Il concetto di Posizione Fondamentale Della Mano (PFM) è molto semplice: la sua efficacia nello studio delle scale al pianoforte ti lascerà stupefatto. Ti ho preparato un video per evitarti di leggere fiumi di parole che per questioni pratiche sono spesso piuttosto inefficaci. Nel video t’introdurrò un po’ a tutto il discorso sullo studio delle scale con qualche esempio pratico, perciò non leggere oltre se prima non lo hai visto o rischierai di non capirci più nulla. Clicca sul tasto play di seguito, ci vediamo lì!

Traducendoti in termini testuali quello che hai già visto nel video, una volta chiariti gli elementi delle scale devi ridurre in “segmenti” le quattro ottave di ogni scala al pianoforte, a partire dallo spostamento che la mano deve compiere in due posizioni fondamentali della mano (PFM) per fare passare il pollice o per passare sopra al pollice, in modo da operare un cambio di prospettiva nel tuo modo di concepire le scale: passare da una visione orizzontale a una verticale. La segmentazione, da un punto di vista armonico, viene effettuata mediante due cluster, grappoli di note adiacenti come nell’esempio a seguire.

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In alcuni casi, per attuare correttamente la scomposizione in PFM, dovrai considerare le prime note della scala come note di arrivo, ossia come se si fosse già suonata un’ottava prima di arrivare a loro. Come abbiamo visto nel video più sopra, l’ esempio della scala di si bemolle maggiore la diteggiatura prevede generalmente 2-1-2-3 per la mano destra: in questo caso il 2 (sul si bemolle) non si prenderà in considerazione, poiché suonare il primo cluster comprendendo il si bemolle significherebbe cambiare la diteggiatura prevista per la scala; i cluster assegnati alle due posizioni fondamentali della mano saranno rispettivamente composti da do=1-re=2-mi(bemolle)=3 e fa=1-sol=2-la=3-si(bemolle)=4.

Un Consiglio Pratico

Nel momento in cui applicherai alle scale al pianoforte la tecnica che ti ho mostrato nel video qui in alto, dovrai cercare di capire se effettivamente tutte le dita stiano abbassando i tasti fino in fondo, se la tua mano sia relativamente rilassata. Se stai abbassando tutti i tasti ma sei teso come se stessi sollevando un elefante da quattro tonnellate, stai sbagliando qualcosa: cerca d’individuare i punti di tensione inutile, e di lasciare al peso della mano e del braccio la maggior parte del lavoro. Non dimenticarti che per abbassare un tasto c’è bisogno di una forza molto piccola: se ti stai sforzando troppo per questo scopo, qualcosa non va.


Fase 2: La Preparazione

Come avrai forse intuito dal video qui sopra, la posizione fondamentale della mano non prevedrà necessariamente l’uso simultaneo di tutte le dita. Come vedi in quasi tutti gli esempi di scale al pianoforte che ti faccio nel video ci sono delle dita che non stanno abbassando nessun tasto. Per questo e per molti altri motivi, la posizione fondamentale della mano deve essere preparata mentalmente e in anticipo rispetto al momento in cui giungi sui tasti a essa relativi. È assolutamente controproducente preparare la mano nel momento in cui le dita arrivano ai tasti, effettuando solo in seguito gli aggiustamenti necessari a posizionarti correttamente e sui tasti giusti.


Fase 3: L’Immaginazione

Un efficace esercizio per anticipare nella mente le varie posizioni fondamentali che la mano dovrà assumere quando studierai le scale al pianoforte è quello di pensare a due posizioni fondamentali della mano in forma di note scritte sul pentagramma. In altre parole, dovrai immaginare lo spartito senza leggerlo: prova a immaginare un insieme di note scritte e poi a suonarle. Quando in futuro dovrai leggere una scala sulla partitura, questo allenamento ti permetterà di aprire la mano anticipatamente, prima di toccare la tastiera, in corrispondenza dei tasti hai immaginato sotto forma di note. In questo esercizio dovrai mantenere un alto livello di attenzione tanto durante l’apertura delle dita quanto durante la loro chiusura. Per esempio, in una scala di do maggiore dovrai anticipare mentalmente la disposizione della mano sulla serie da quattro tasti bianchi mentre ti trovi ancora sulla serie da tre, pensando a come la tua mano dovrà cadere su di essi prima che vi giunga sopra.


Fase 4: Studio Lento VS A Rallentatore

Molti cattivi insegnanti per introdurre l’allievo allo studio delle scale al pianoforte si limitano a dirgli di praticarle lentamente. Ora questo è un duplice sbaglio: da una parte, perché senza dare un sistema coerente di studio, come noi stiamo cercando di fare un questo articolo, l’allievo non può capire cosa debba praticare lentamente! In altre parole, manca il soggetto stesso di questa presunta pratica lenta; in secondo luogo, perché praticare lentamente è assolutamente controproducente: semmai, bisognerebbe praticare a rallentatore. Le due concezioni sono molto differenti: praticare lento può significare non avere un’idea d’insieme, un’idea di come nelle fasi finali dello studio debba suonare un determinato brano o frammento di esso che stiamo studiando (in questo caso una scala). Studiare a rallentatore invece significa avere una concezione più ampia, ma rallentare il processo fino a renderlo controllabile. Qui su Metodo di Lettura Pianistica ti ribadirò più volte d’immaginare che tu stia suonando a rallentatore durante lo studio (e non lentamente).


Fase 5: Teoria VS Pratica

La schematizzazione pratica delle acquisizioni teorico-discorsive è fondamentale durante la pratica delle scale al pianoforte. Darò quindi per scontate tutte le nozioni teoriche di cui abbiamo parlato negli articoli precedenti. Questo non significa, naturalmente, che la teoria sia inutile: al contrario questa è la materia prima della nostra pratica, ma dobbiamo tradurla in termini applicabili alle prassi esecutive. Ecco come fare: 


Nell’articolo sul circolo delle quinte abbiamo detto che per ogni tonalità non devi tenere a mente più di tre alterazioni per ogni armatura di chiave. Lo stesso principio vale anche per le note che, rispetto alla scala maggiore, devono essere ricordate al fine di costruire le relative minori armonica e melodica ascendente o discendente; sono infatti tre anche queste note, e procedono per grado congiunto: sesto, settimo e primo grado della scala. Conviene quindi concepirle da subito in ordine decrescente (per esempio: la-sol-fa) ponendo di volta in volta gli accidenti necessari (diesis o bequadri), senza tenere a mente tutte le note della scala minore. In linea generale, tutte le scale minori devono essere considerate in relazione alle scale maggiori, dal momento che la loro armatura di chiave è la stessa;


La scala minore armonica ha il settimo grado alterato per dare luogo alla sensibile sia nell’ascendere che nel discendere, perché come abbiamo detto nel precedente articolo sugli intervalli gli intervalli melodici si considerano sempre a partire dalla nota più grave, indipendentemente dalla loro direzione ascendente o discendente. La scala minore melodica ascendente ha settimo e sesto grado alterati, per dare luogo alla sesta maggiore, mentre ha un bequadro rispettivamente sul sesto e settimo grado in fase discendente, oppure, se non si sta arrivando da una scala melodica ascendente, nessun nuovo accidente rispetto all’armatura di chiave della relativa scala maggiore, per dare luogo di conseguenza alle necessarie sesta minore e sottotonica; 


③ A questo punto, occorre memorizzare e ripetere a mente, immaginando la partitura e non la tastiera, quali note sono effettivamente alterate per non considerare mentalmente i tasti che non fanno parte della scala. Sarà difficile confondersi se si seguiranno i suggerimenti di cui sopra, ma è bene non dimenticare che, per fare un esempio tra tutti, il sol diesis associato a un preciso tasto nella scala di la minore armonica non dovrà essere confuso con un la bemolle.


Fase 6: Circolo Delle Quinte

Dal momento che ogni scala minore è da considerarsi in relazione alla sua relativa maggiore, è fondamentale conoscere alla perfezione il complesso delle armature di chiave: per farlo, è necessaria una schematizzazione pratica del circolo delle quinte. Noi di Metodo di Lettura Pianistica siamo persuasi che si debba sapere, da un punto di vista pratico e non soltanto teorico, quali caratteristiche comuni abbiano le due direzioni rispettivamente oraria e antioraria del circolo delle quinte: 

In senso orario si ottiene che gli accidenti in chiave (a partire dal fa verso il mi) iniziano da due tasti bianchi che vengono sostituiti da due tasti neri (seguendo l’ordine: il fa naturale che viene sostituito dal tasto nero fa diesis, e il do naturale che viene sostituito dal tasto nero do diesis); le ultime alterazioni si incontrano invece rispettivamente su due tasti bianchi che vengono sostituiti da altrettanti tasti bianchi (sul mi naturale, che viene sostituito dal tasto bianco mi diesis, e sul si naturale, che viene sostituito dal tasto bianco si diesis). Bisognerà quindi considerare prima di tutto la porzione sinistra dei tasti bianchi sulle due serie distinte di due e tre tasti neri. Negli esempi a seguire sono state rispettivamente evidenziate le prime e barrate le ultime due note alterate dall’armatura di chiave che si ottiene procedendo in senso orario sul circolo delle quinte.

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In senso antiorario invece, si ottiene che gli accidenti in armatura di chiave (a partire dal si verso il do) iniziano da due tasti bianchi che vengono sostituiti da due tasti neri, (in ordine: il si naturale, che viene sostituito dal tasto nero si bemolle, e il mi naturale, che viene sostituito dal tasto nero mi bemolle); le ultime alterazioni si incontrano invece rispettivamente su due tasti bianchi che vengono sostituiti da altrettanti tasti bianchi (sul do, che viene sostituito dal tasto bianco do bemolle, e sul fa, che viene sostituito dal tasto bianco fa bemolle). Bisognerà quindi considerare prima di tutto la porzione destra dei tasti bianchi sulle due serie distinte di due e tre tasti neri. 

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Da questi due esempi è facile notare come il fulcro dell’armatura di chiave parta sempre dagli estremi destro o sinistro della serie da tre tasti neri.


Fase 7: Il PDP

Con il concetto di posizione fondamentale della mano gli studi sulle cinque dita assumono un’importanza apparentemente nuova. In particolare, durante lo studio delle scale si deve prestare particolare attenzione al passaggio del pollice, ossia a ciò che nelle scale pianistiche rappresenta lo studio della correlazione tra due posizioni fondamentali della mano. Detto in altri termini, un po’ meno compelssi, è fondamentale che la mano si muova lateralmente da sinistra verso destra, o da destra verso sinistra, tirando leggermente verso se stessa il polso, così da preparare il pollice sul tasto da suonare con il medesimo, nel modo più efficiente possibile. Questo movimento del polso va praticato soffermandosi mentalmente sul dito che suona prima del pollice e contemporaneamente preparando quest’ultimo sul tasto che dovrà suonare. Gli esercizi seguenti, che ti ho trascritto in forma sintetica traendoli dal manuale che ti ho mostrato più sopra, sono particolarmente efficaci per lo studio del passaggio del pollice sotto il secondo, terzo, quarto o quinto dito:

Esercizio 1 – Secondo Dito

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Esercizio 2 – Terzo Dito

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Esercizio 3 – Quarto Dito

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Esercizio 4 – Quinto Dito

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Fase 8: Ridurre Il Margine Di Errore

Nello studiare le scale dovrai tenere a mente che i tasti neri lasciano al dito un margine d’errore, talvolta spostato verso destra, talvolta verso sinistra, in virtù della loro disposizione. Questa prevede, suonando in senso ascendente o discendente, una distanza variabile dal centro del tasto nero a quello del tasto bianco adiacente. Da un punto di vista pratico potremmo tradurre ciò che abbiamo detto finora come segue: rispetto al centro dei gruppi da due e tre tasti neri, questi sono disposti a “ventaglio”; i tasti neri disposti esternamente rispetto a questo centro ideale danno un margine di errore variabile a seconda della loro collocazione.

In altre parole, il tasto nero più a sinistra di questo centro ideale avrà sempre una maggior superficie verso sinistra rispetto al centro del tasto bianco che lo precede o che lo segue; al contrario, il tasto collocato più a destra di questo centro ideale avrà una maggior superficie verso destra. Nel caso della serie da due tasti neri, si può dire che il centro ideale di questo “ventaglio” coincida con un punto dell’asse immaginario che divide in due longitudinalmente il tasto bianco re. Ne si ripropone di seguito lo schema riassuntivo (par. 4 – Cap. I), così che sia integrato con queste ultime considerazioni di natura pratica (fig. 110):


Conclusioni

Per questo articolo è tutto, non dimenticare che puoi richiedere la tua lezione privata individuale su misura semplicemente cliccando qui. Ti seguirò personalmente in ogni tua difficoltà, raggiungeremo i tuoi obiettivi musicali e, se ne avrai bisogno, approfondiremo ulteriormente il discorso sulle scale. Ci vediamo a lezione!

Matteo Malafronte