Gioachino Rossini E Il Neoclassicismo

Introduzione


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In questo articolo vorrei parlarti nel modo più pratico e sintetico possibile della figura di Gioachino Rossini, compositore pesarese. Popolarmente, egli non viene accostato alle figure più rilevanti del Settecento, come Niccolò Paganini, perché negli ultimi anni è passata l’idea che Rossini sia un compositore Romantico, più vicino allo stile operistico dei vari Puccini, Bellini, Verdi e così via. In realtà Rossini fu uomo del Settecento; delle sue opere Paganini scriveva:

[…] Ti assicuro che se avessi sentito le ultime opere di Rossini a Napoli, non ti avrebbero fatto nessunissima impressione altre opere di altri maestri.

Niccolò Paganini, Lettera all’amico Luigi Germi da “Paganini, Epistolario” (Edward Neill, 1982).

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L’Estetica Di Rossini

Rossini (1792-1868) fu tra i compositori del Settecento che vissero più a lungo, nonostante la sua produzione teatrale si esaurisca in un arco di tempo di circa vent’anni. La sua estetica si ascrive solitamente al Neoclassicismo, come si può facilmente evincere anche dal titolo di questo articolo: questa corrente aspirava a una bellezza ideale improntata sulla classicità, e si caratterizzava per l’ordine, il rigore e la simmetria delle sue geometrie compositive. Eppure noi siamo abituati a rappresentarci Rossini come un compositore esplosivo, per nulla ordinato, impetuoso e brusco: a questo riguardo, alcuni autori operano una efficace sintesi tra queste due opposizioni descrivendo i tratti più insoliti delle opere di Rossini come un disordine calcolato. Pensiamo a esempio al virtuosismo vocale, che in genere era lasciato alla libertà dei cantanti come mero strumento d’ornamentazione: Rossini prende in mano le redini di un processo sino ad allora eseguito o improvvisato sul momento dal cantante e ne fa strumento espressivo essenziale, indicando sulla partitura egli stesso al cantante cosa fare (prassi sino a quel momento raramente adottata).

Il Crescendo Rossiniano

Con Crescendo Rossiniano s’intende un rapido passaggio compositivo dal piano al fortissimo attraverso la graduale dilatazione per ottave della partitura orchestrale. A questa dilatazione poteva corrispondere un’entrata progressiva di più strumenti, che uno per volta andavano a ispessire la texture del sound (del sound abbiamo parlato in un precedente articolo che trovi qui), oppure un aumento generale di volume in quegli strumenti che nascevano con la possibilità tecnico-dinamica per attuarlo. Il Crescendo Rossiniano generalmente aveva un punto di massima espansione, dal quale poi si ritirava rapidamente. Esso è stato inserito in quasi tutte le opere rossiniane: vediamo di seguito le più importanti in estrema sintesi, saltando quelle nozioni enciclopediche che potresti trovare ovunque online e offline.

Tancredi

La prima opera di Rossini che viene ricordata tra i manuali di Storia Della Musica è Tancredi, rappresentata nel 1813 e tratta dalla omonima tragedia di Voltaire del 1760. Il libretto di Gaetano Rossi testimonia il tentativo di trovare un maggiore equilibrio tra la situazione drammatica del testo letterario e la sua relativa resa in musica. Come accadrà in molti casi, l’ouverture dell’opera non è stata composta da Rossini appositamente per l’occasione, ma è stata tratta da una partitura operistica precedente intitolata La Pietra Del Paragone (dello stesso autore). Il compositore pesarese non era particolarmente avvezzo all’utilizzo di una ouverture originale per ogni opera: questa doveva soltanto servire a comunicare al pubblico, con una certa enfasi, che l’opera stava iniziando. L’importanza che questa sezione della composizione rivestirà nei secoli successivi è perlopiù estranea al giovane Rossini. Ti lascio all’ascolto integrale dell’opera:



L’Italiana In Algeri

L’Italiana In Algeri è l’opera immediatamente successiva al Tancredi, e fu anch’essa rappresentata nel 1813, appena tre mesi dopo la precedente. Il successo fu clamoroso, se si considera che l’opera fu scritta in un lasso di tempo che va dai diciotto ai ventisette giorni (allo scopo di riempire un buco del cartellone teatrale). Si tratta di un’opera buffa di cui i personaggi sono tratti dagli stereotipi usitati delle turcherie. Ti lascio all’ascolto integrale dell’opera:



Il Barbiere Di Siviglia

Per comprendere il successo che ebbe Il Barbiere Di Siviglia quando venne rappresentato nel 1816, basterà dire che si tratta ancora oggi, nel 2022, di una delle opere maggiormente rappresentate in tutto il mondo. Per la verità, però, il successo non arrivò subito: durante la prima rappresentazione, sappiamo che l’opera fu fischiata dal pubblico fedele a Paisiello, che prima di Rossini aveva musicato un Barbiere Di Siviglia. In effetti il tema fu trattato diverse volte: in un primo tempo dallo stesso Paisiello, poi da Morlacchi e infine da Rossini quando Paisiello era ancora in vita, seppur malato: ironia della sorte, egli morì nello stesso 1816. Ma Rossini non scrisse la propria opera facendo finta di nulla: egli si confrontò in prima persona con l’eredità di Paisiello, la cui opera era ancora nota e in circolazione. Ne riscrisse il personaggio di Figaro, rendendolo più vitale, anche da un punto di vista della scrittura musicale che presenta una particolare spigliatezza ritmica rispetto all’opera del suo predecessore (pensiamo a esempio alla sortita “Largo al factotum”). Ti lascio all’ascolto integrale dell’opera: qui sotto troverai anche un banner con la partitura orchestrale ridotta al pianoforte, in un’edizione URTEXT che ti consiglio vivamente. Poter suonare l’intera partitura rossiniana comodamente dal proprio strumento è un’esperienza imprescindibile. Se deciderai di ordinare la partitura cartacea dal banner qui in basso, una piccola percentuale del tuo acquisto andrà a sostegno di questo blog.




Guillaume Tell

Con il Guillaume Tell nominiamo l’ultima delle quattro opere più note del compositore pesarese: questa rappresentò un punto di assoluta maturità compositiva. Se infatti confrontiamo le prime opere rossiniane al Guillaume Tell, notiamo un radicale cambiamento formale nello stile compositivo. La ouverture, tra i pezzi più famosi di tutta la Storia Della Musica, non è riconducibile a nessuno degli procedimenti compositivi d‘ouverture comunemente impiegati dal compositore pesarese. Ti lascio all’ascolto integrale dell’opera:



Conclusioni

Per questo articolo su Gioachino Rossini è tutto, avremo modo di esplorare le meravigliose partiture di questo compositore nella sezione del blog dedicata alla Analisi Musicale. Non dimenticare pertanto d’iscriverti alle nostre notifiche tramite l’apposito form mail, per non perderti le prossime novità sull’argomento: noi ci vediamo nell’articolo di domani!


Matteo Malafronte