Storia Del Pianoforte – Il Fortepiano

Introduzione


In questo articolo opereremo una sintesi atta a descrivere in semplici tappe il periodo storico in cui il fortepiano ha raggiunto la sua massima diffusione come strumento favorito dai maggiori compositori e strumentisti del mondo. Anche se non si può indicare un momento in cui si è passati dall’intimità del fortepiano alla esplosività del moderno pianoforte da concerto, la gradualità dell’innovazione tecnica ci suggerisce un tracciato storico ben preciso che gli organologi si occupano tutt’oggi di approfondire.

Fortepiano O Pianoforte?

Il fatto che esista un tracciato storico-organologico del fortepiano non deve farci pensare che esso si sia a un certo punto trasformato nel pianoforte, o che sia andato incontro a un rigido processo di miglioramento tecnologico. Oggi tendiamo a pensare che oggetti simili appartenenti a epoche diverse si aggiornino col passare del tempo, come accade a esempio per i computers. Tuttavia, nel caso del fortepiano e del moderno pianoforte ci riferiamo a oggettive innovazioni tecnologiche che sono state espresse, da un punto di vista meccanico, in modo differente nel corso degli anni; non si tratta di semplici aggiornamenti o miglioramenti. Lo stesso fortepiano viene a sua volta da un antenato più antico, che chiamiamo clavicordo e che era uno strumento profondamente diverso da un punto di vista meccanico. Da questo capiamo che, più in generale, tutte le innovazioni tecnico-strumentali sono distinte tramite l’impiego di termini che rispecchiano quei profondi mutamenti organologici che determinarono, talvolta, la presenza di elementi meccanici completamente differenti tra strumenti apparentemente simili. Confrontando le componenti di alcuni fortepiano con moderni pianoforti da concerto, potremmo trovarci completamente spiazzati dalla profonda differenza che intercorre tra gli strumenti e potremmo addirittura essere persuasi che non si possa tracciare una vera e propria linea evolutivo-organologica. Sulla meccanica del fortepiano esistono già numerosi articoli offline e online che puoi consultare, mentre un’indicazione efficace e sintetica sulle componenti meccaniche del pianoforte moderno si trova sul manuale Metodo Di Lettura Pianistica, che puoi ordinare dal banner di seguito: se lo farai, una piccola percentuale del tuo acquisto andrà a sostegno di questo blog.



Altra risorsa fondamentale da un punto di vista tecnico è il breve video in due parti del canale YouTube BaroqueBand, che illustra in lingua inglese le differenze tra clavicordo, fortepiano e pianoforte. Puoi guardarlo di seguito:

L’Italia Di Cristofori

In Italia, Bartolomeo Cristofori (1655-1732) fu il primo cembalaro a intuire le potenzialità di uno strumento a tastiera che potesse esprimere con chiarezza una differenziazione dinamica. Il suo genio costruttivo incontrò le esigenze del principe Ferdinando De’ Medici, che commissionò all’organaro padovano la costruzione di strumenti che potessero percuotere le corde invece che pizzicarle. Un esemplare di questo strumento, risalente al 1722, è conservato a Roma nel Museo Nazionale Degli Strumenti Musicali. Gli esemplari autentici di Cristofori sono rarissimi e contesi in tutto il mondo: in Italia abbiamo la fortuna di poter ammirare uno strumento che era stato dotato di martelletti, in luogo dei saltarelli che pizzicavano le corde, e della possibilità di dimezzare il volume con un piccolo spostamento della tastiera in modo da consentire di percuotere non più due ma una sola corda aprendo la via a nuove possibilità espressive e sonore1fonte: http://museostrumentimusicali.beniculturali.it/index.php?it/141/pianoforte-di-bartolomeo-cristofori.

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Il Fortepiano Cristofori datato 1722 e conservato al Museo Nazionale Degli Strumenti Musicali di Roma (autore della fotografia: LPLT).

La Germania Di Stein

Com’è noto, la Germania rappresentò nel Settecento e nell’Ottocento (insieme a Italia, Austria e Francia) una delle nazioni di riferimento per il mondo musicale. In particolare musicisti del calibro di Mozart ebbero modo di provare in prima persona e con grande entusiasmo un fortepiano Stein. Johann Andreas Stein (1728-1792) fu un artigiano a dir poco geniale, poiché perfezionò l’esistente meccanica a rimbalzo, detta Prellmechanik, aggiungendogli una molla di scappamento2fonte: sibemolle.it/materie/pianoforte/storia/evoluzione_meccanica1.aspx. Mozart provò questo tipo di meccanica nel 1777 e ne rimase entusiasta. Più avanti, i figli di Stein scelsero la città di Vienna per trasferire la propria attività e continuare l’eredità paterna fondando una fabbrica di pianoforti.

Considerata la difficoltà dell’argomento, che non si presta ad approfondimenti analitici in un articolo di divulgazione, ricordiamo che ulteriori approfondimenti sono disponibili nel nostro corso individuale online: puoi trovarne il programma nella sezione corsi online > programma dei corsi, oppure prenotarne una lezione individuale online consultando il calendario delle disponibilità direttamente qui.

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Fortepiano di Johann Andreas Stein conservato al Musikinstrumentenmuseum di Berlino (autore fotografia: Gérard Janot).

La Francia Di Sébastien Érard

Il musicologo Carlo Gervasoni3Fonte: Nuova teoria di musica ricavata dall’ odierna pratica, ossia metodo sicuro e facile in pratica per ben apprendere la musica: a cui si fanno precedere varie notizie storico-musicali, 1812. menziona nel 1812 i pianoforti Cresci come paragonabili in qualità e sonorità agli strumenti francesi di Sébastien Érard (1752-1831): questi ultimi, che andavano per la maggiore a Parigi e saranno conosciuti e suonati da alcuni tra i maggiori pianisti dell’Ottocento, tra i quali Franz Liszt, erano strumenti dal grande volume sonoro e dal suono assai simile a quello dei moderni pianoforti da concerto. Questi strumenti avevano introdotto la tecnologia del doppio scappamento e furono largamente impiegati da Beethoven, nonostante egli non ne fu mai soddisfatto. Rivali francesi degli Érard furono i Pleyel, molto amati da Chopin perché estremamente dolci e puliti nel suono.

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Fortepiano Érard del 1840 conservato al Metropolitan Museum Of Arts di New York.

Conclusioni

Per l’articolo di oggi ci fermiamo qui: continua a seguirci, in una prossima pagina continueremo questo interessantissimo discorso. Puoi iscriverti al form e-mail per non perdere i prossimi aggiornamenti e ricevere una notifica a ogni nuova pubblicazione: noi ci vediamo nell’articolo di domani!

Matteo Malafronte